A cosa servono le trajedie?

La camera ha i letti separati come avevo chiesto, ovvio che io mi becco il King size, il pilota si accontenta del lettino single. Stendiamo ciascuno il nostro cargo sul letto (io le mie due o tre cose su una piazza d’armi; lui le sue centocinquanta sul lettino) come si fa alla prima tappa raggiunta di un viaggio, per verificare che sia tutto integro, e di aver azzeccato gli oggetti che possono essere utili alla nuova latitudine, tipo un pigiamino estivo quando a Delhi ci sono 9 gradi la sera e il condizionatore sul muro è per figura.
Eschius me, do iu ev a little heater? …
Quando giravo il mondo con l’ex American love of my life, parlavo sempre io, e a lui un po’ gli giravano, la lingua madre è sacra e giustamente uno ne rivendica il diritto d’uso sopra ogni altro barbaro. Ma lui la parlava troppo da figlio dando troppo dittonghi e liaison per scontati, io invece che sono una teacher, quando serve ricorro all’accento barbaro, evito di aspirare troppo, rallento in curva, insomma:

Ex-chius-miii ! Iiiz cold!

Ma il simpatico cameriere, che del cameriere ha ben poco, alza le spalle e sorride melenso, fa l’indiano.

Il travelling companion comincia a perlustrare la stanza alla ricerca di “piani d’appoggio”, poi sbircia fra le mie cose e mi prende in giro perché mi sono portata le monoporzioni di olio e aceto, quelli per intenderci che ti danno ai pranzi di lavoro dentro le buste delle posate, e che io imbosco sempre perché non si sa mai.
Lui si è portato di tutto, ha un trolley che è tre volte il mio. Io avrei volentieri ficcato tutto in uno zaino ma non ho avuto tempo di cercarne uno adatto nei negozi giusti. Odio dover trascinare zavorre, ma non avevo altra scelta.

La valigia con le rotelle è pratica, chi lo nega? ma toglie al viaggio il suo aspetto romanzesco, ai miei occhi uno degli accessori meno sexy del mondo.

(E. Carrère)

Quando coi miei affrontavamo il mitico viaggio annuale estivo Carrara – Villa San Giovanni a bordo della Prinz, (in seguito evolutasi in Citroen, Peugeot…) mia madre preparava da mangiare come se non ci fosse stato un domani, con l’immaginaria minaccia che in caso di carestia o, metti, attacco nucleare o rapimento degli alieni, di fame non si muore.
E questa abitudine mi è rimasta, quella di imboscare ad ogni tappa cibo per quella successiva.
Non si sa mai.

Ma due campioncini di olio d’oliva e una di aceto pseudobalsamico non bastano a placare la fame che comincia a farsi sentire, complici le provocanti zaffate di Masala, che nella stanza 203 del tragico albergo di Delhi penetrano in camera da qualche condotto interstiziale e mi solleticano le narici.
E che l’ex-pilota accoglie con un “Senti che puzza”…

Comments 10
  1. Sonia speravo in una lista dettagliata di consigli del “super indispensabile” da mettere in valigia…
    L’idea dell’olio in bustine… perché no?

  2. Io bastian contrario dalla nascita nego la comodità della valigia a rotelle, l’ho trovata comoda solo in aereoporto dove il pavimento è bello regolare e hai ascensori ovunque . Mentre a destinazione incontri marciapiedi, scale, salite, buche, ghiaia, o addirittura una strada antica fatta con i sanpietrini. Ecciao rotelline!!
    Mentre trovo lo zaino molto più comodo e molto più zen.
    Ho riscontrato di essere molto piu selettivo da quando uso lo zaino perche il peso diventa il punto focale. Che tanto se porti il pigiamino estivo e fa 9 gradi, a casa ci torni comunque

    1. 😉

      Aspetta però, avevo anche lo zaino, e non quello del trekking Jacopeo , da te criticatissimo , ma quello professionale che si allaccia sul davanti!
      Ecco.
      S.

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