Per la mia esperienza personale, più è assurdo il motivo che spinge a un viaggio, o quantomeno irregolare, inaspettato, più ricco e intenso il risultato. Un paio di anni fa, in coincidenza con la morte di mio padre, che nei miei viaggi – geografici e non – non manca quasi mai ! ho deciso di salpare per la Grecia, di imbarcarmi in un progetto di vacanza-studio della lingua greca. Se pensiamo che il greco è praticamente la madre-lingua di ogni idioma (d’accordo sto arrotondando per eccesso, ma si capisce il concetto), è facile comprendere quale nutrimento ne otteniamo: ogni parola contiene in sé un vero viaggio tempo-spaziale. Fra i miei appunti ritrovo: la lingua greca non è solo uno strumento comunicativo, è un veicolo di pensiero: il legame fra noi e il mondo, non solo quello manifesto ma anche quello nascosto dentro ognuno di noi, un tesoro di cui siamo tutti capaci di parlare ma non tutti in grado di riportare alla luce.
Following my very personal travelling experience, the more absurd the reason of a journey – or else irregular, if anything unexpected – the richer and more intense the result. A couple of years ago, it coincided with the death of my father, a constant presence in my geographical and non- geographical journeys – I set out for Greece, to embark on a tree-week Greek course, modern Greek, that is. A strike of life. To think that the Greek language is the mother of all languages (okay, I am rounding up a bit here, still, you got my point), we can understand what nourishment we get from it: every word contains a real space-time journey. Amongst my notes i find: “Not only is the Greek language a comunicative tool, it is an instrument of thought: the link between us and the world, not just the visible, but the one buried in each of us, a treasure that we can all talk about except not all are able to bring to light”.