La prima volta che ho gironzolato a fondo nel nord, ti parlo del ’98, con pochissime informazioni (sulla LP per esempio si parlava solo di Sapa), stavamo cercando un villaggio quando l’autista mi avvisò che a cinque chilometri c’era il confine con il Laos e che lui proprio ci voleva stare lontano perché aveva paura al che gli dissi di tornare indietro ma lui insistette per andare avanti ancora di qualche km, peccato che appena girata la curva c’era proprio la frontiera e ci vennero incontro di corsa sei militari armati, io scesi dall’auto sorridendo e offrii una sigaretta a testa poi dopo un lungo colloquio con il capitano e qualche altra sigaretta riuscimmo a ripartire … solo allora l’autista riprese vita e dopo qualche chilometro gli tornò anche la voce. Si fermò in una specie di osteria dove mi offrì il pranzo e una bottiglia di una specie di grappa con all’interno un cobra.
L’ultima volta invece mentre ero al lago Babee, decisamente fuori dal mondo, venni a sapere della morte di mio padre. Dopo nemmeno dieci minuti c’erano due ragazzi pronti a portarmi ad Hanoi in macchina, circa otto ore di strada. Arrivati in città uno spazzino in bicicletta ci fece strada fino all’hotel quindi un’agenzia lavorò a tempo pieno per trovarmi il nuovo biglietto aereo, regalandomi anche il soggiorno in hotel ed il passaggio in taxi all’aeroporto. E dopo nemmeno trenta ore sono sceso dal treno a Fidenza.
Episodi brutti non ne ricordo. Al limite posso dirti di un mio amico che in un albergo protestò ad alta voce per un problema nella sua stanza e poi tutti quelli dell’hotel non gli parlavano più ma si rivolgevano solo a me per ogni cosa. Questo perché alzare la voce in Vietnam è spesso considerato solamente un comportamento da matti e tendono a non considerarti più degno di attenzione, atteggiamento con cui vado molto d’accordo!
Foto e racconti di Marco Cavallini