Anche gli alberi piangono

Dear Karl;

My friend Vale, the travel agent, told me the check -in desks opens at 5,
I will therefore be all set, my flight being at 7:05, boarding is probably at 6:30,
a little camping will not hurt… 

Prima di un viaggio ho sempre un po’ paura di perdermi, di andare alla deriva con il corpo e con la mente, di rivivere quando il caro Alfredo mi mollò in mezzo a una strada buia perché parlavo troppo e lo assordavo. A-ban-don, al bando. Mia madre gli aveva tenuto il gioco, non devono essersi allontanati troppo, ma in quel momento, per dirla con Frascella, “mi è piovuta in testa la paura”.  Dopo quarant’anni, non solo continuo a parlare troppo, non riesco a digerire quell’esperienza. O a vomitarla una volta per tutte.

To let it out, to discharge it.

Ricordo a Palermo il mese scorso, la nostra trainer Caroline ci fece soffermare sulla multivalenza del verbo e sostantivo (To) discharge. When do you have a “discharge”? Ognuno dà la sua, poi Alyssa alza la mano e dice, Tipo quando si ha una secrezione nasale… E tutti ridono e si schifano un po’, perché gli anglosassoni si sa, il troppo espilcitamente corporeo è sconveniente, ma Caroline, più di palermitana che Mancunian ormai, dice okay, that’s right, it’s still stuff that comes out, è comunque roba che fuoriesce.

I miei students sono quindi pregati di prender nota:

                                        To discharge:

  1. a person or thing that is discharged;
  2. dismissal or release from an office, job, institution, etc;
  3. the document certifying such release;
  4. the fulfilment of an obligation or release from a responsibility or liability;
  5. the act of removing a load, as of cargo;
  6. a pouring forth of a fluid; emission;
  7. the act of firing a projectile;
  8. the volley, bullet, missile, etc, fired;
  9. a release, as of a person held under legal restraint;
  10. an annulment, as of a court order;
  11. the act or process of removing or losing charge or of equalizing a potential difference;
  12. a transient or continuous conduction of electricity through a gas by the formation and movement of electrons and ions in an applied electric field.

Prima di ogni elaborazione, il terreno intorno ad ogni pianta di mastice è pulito e spianato. I tronchi son ben puliti, grattati e asciugati. Poi il terreno è coperto con argilla bianca in modo che le lacrime rimangano pulite e asciughino in fretta quando cadono a terra, specialmente nelle aree dove c’è polvere rossa poiché l’argilla bianca è facilmente separabile dal mastice durante la pulizia.

Padre Ratti me ne ha prescritte 15 2 vv al dì.
30 lacrime al giorno levano il problema di torno.
Speriamo si levi dalle palle anche il dio Pan (anche gli alberi di lentisco non lo sopportano più!).

 

§ § § § § §

30 agosto 2013

Mentre l’Intercity mi porta a Roma (con il dio Pan che entra ed esce dal finestrino, si arrotola e nasconde fra la tenda dell’Intercity, non mi molla un istante), penso a Karl, cui scrivo ormai da tempo in privato, perché non riesco più a fare molto di concreto per lui dopo una visita anni fa allo SMU di Florence, Arizona, che credo l’abbia reso piuttosto felice anche se ci siamo toccati le mani solo attraverso il vetro e parlati dentro un telefono. Poi a un certo punto mi scocciava non poter più esaudire le sue richieste, e salvo mandare qualche soldo ogni tanto e comperare i suoi libri ho continuato a scrivergli in privato, a volte anche senza usare la tastiera.

Ma ti penso spesso Karl, anche adesso che il tuo calvario è finito. Cosa che non posso dire del mio, non c’è verso di seminare il maledetto, hai voglia di ascoltare musica, ammirare la Maremma (maiala), le immagini seducenti di un panorama che sempre mi riprometto di andare a godermi da vicino, peccato non riesca mai a ricordare dove si trovi esattamente, e allora chissà se il tipo che legge un file di economia politica sull’I-Pad a fianco a me sa dirmi qualcosa, si è appena diretto nel corridoio, io lo seguo. E Pan dietro…

Ce l’hai fatta Karl Guillen, get busy dying or get busy living e tu hai scelto la seconda. Dopo 26 anni di sofferenze di ogni tipo :“DISCHARGED”.

 


Benedetto Azzurro

Al di là delle sbarre, un piccolo quadrato di  polveroso plexiglas.
Mi protendo per vedere la luna attraverso  l’opaca bolla,
Premendo il mio viso contro il cancello  d’acciaio,
Cercando di mettere a fuoco e cogliere col  mio sguardo il cerchio
Spettrale, ma esso rimane annebbiato  come se
I miei occhi fossero pieni di lacrime, eppure
Non vedo la luna da cinque anni o più.

Nella mia nuova cella al piano di sotto, ci  provo di nuovo
Ma quando mi sfrego i vecchi occhi
Li trovo umidi: confuso
Premo un dito contro le labbra
E sento il sapore salato del mio corpo, e così
Piango silenziosamente, provando a reprimere me stesso,
A nascondere il mio quieto scatto d’ira da coloro che
Come sanguisughe gioirebbero della mia sofferenza e del mio dolore

Ho perduto la mia occasione: si capisce
Dal cambio dei turni che è già l’alba.
E da qualche parte lassù, c’è il cielo ignoto
Che non vedo da dieci anni o più.

Karl Guillen

(Traduz. di Elisabetta Menini)

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