Mentre ascoltavo le parole del Arcuri il mese scorso, che diceva con orgoglio quanti vaccini spettano all’Italia, e dunque – sottotesto- state sereni che ce la faremo, io ho rivisto il dirigente scolastico che “dirige” la scuola dove insegno, e l’ho ri-sentito che annunciava l’arrivo dei device (li chiama così, perché come tanti crede nel potere taumaturgico dell’anglicismo) tutto orgoglioso e soprattutto fiducioso e tranquillo che una volta giunti questi device – sorta di deus ex machina – o meglio, in questo caso, machinae ex dei, se traduco bene – la DDI, la DAD e la loro nonna FAD si sarebbero finalmente conquistate!
A distanza di circa un mese dal loro atterraggio a Piombino, i device giacciono inermi e ancora inscatolati in un’alula in fondo al corridoio dell’ala nord dell’Istituto Comprensivo piombinese A. Guardi trasformata in sezione distaccata del CPIA di Livorno, dove la sottoscritta insegna dall’anno scorso, titolare di posto comune di alfabetizzazione, dopo aver vinto una cattedra con regolare concorso nel 2016.
Quando vado in bagno e passo davanti alla porta chiusa a chiave dell’aula in fondo al corridoio, mi viene un brivido, perché penso ai baccelli de L’invasione degli ultracorpi – mitico- e immagino che uno di questi giorni ‘sti device subiranno una trasformazione ultra-eufemistica in un qualche organismo pseudo-umano, scardineranno la porta, e arrancando e strisciando lungo il corridoio ci verranno a stritolare uno/a ad uno/a: me , la bidella, il segretario, la referente di plesso, la preposta alla sicurezza, la responsabile Covid, i corsisti… blub… blubbb… blubb!
(Mi serve una vacanza, ammetto.)