Certi party

Dunque ero rimasta ai regali, ma anche Cambridge mi è rimasto in pausa, e un paio di altri argomenti in sospeso. E ora so come finisce, il tempo stringe e come sempre resto indietro con le cose da dire e da fare, solita inconcludente. Vero che anche a lezione parto con gli argomenti pronti? Il lesson planning tracciatissimo, con esempi, grammatica, listen and repeat? e poi mi perdo. Dunque i regali. Vista la quasi ora di pranzo, cominciamo da quelli mangerecci fra i quali si annoverano: un invito al ristorante Trillo di Massa, uno al Raggio di sole di Marina di Carrara V.le da Verrazzano, un auto-invito a casa della fedelissima follower and (not Russian) friend, e la cena della cosiddetta vigilia, con lots of fireworks and cotillons!

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George, best friend dell’ ex-husband ha dato il meglio di sé in un mega-galattico BBQ come tradizione comanda, con cospicui tocchi di carne e una sua specialità di contorno: le campfire potatoes, segretissima ricetta per cui ha iniziato il procedimento alle tre del pomeriggio (per essere pronto alle sette e trenta di sera), ovvero ha: comperato le patate, le ha trasportate in casa, che data la mole di George (e dei commensali) non è poca cosa; le ha quindi lavate e affettate (qua non si sbucciano perché una nuova formula transgenica fa sì che la buccia resti sottile sottile, seppur resistente all’invasore – c’è, son certa, da qualche parte, una dichiarazione di guerra delle patate americane!), le ha quindi irrorate di tutta una serie di agenti chimici stile raid aereo in Vietnam, le ha fatte a pezzi, le ha rimescolate, e per finire  … Per finire niente perché da quel momento in poi top secret secret! Stessa sorte alla carne. Si rimanda per eventuali approfondimenti su questo argomento al capitolo Gli USA contro la fettina disponibile su questo sito, oppure in libreria, Lezioni di Far West, eccetera, eccetera.

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Come party non era male. Il soundtrack una playlist anni Ottanta-Novanta, ché in fatto di musica, pellegrini o no, van lasciati stare, e anche in fatto di casual friendship, casual eating, casual manners and talkin’ and drinkin’, tutti nel loro stile “fashion-sbrindellation”, la loro bella Budwiser in mano, io col Cotes du Rone annata 2011 che ammazza ogni agente transgenico o patogeno.Foto mia a un passante di Beacon St., Boston

E insomma che dato il via alle ganasce, fra un hamburger e un tocco di manzo, si beveva e si commentava sull’effetto nefasto che hanno i fireworks ogni anno sui poveri veteran soldiers affetti da PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), la sindrome detta anche nevrosi da guerra, per capirci quella che colpisce i soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità. Che appunto, prima vanno a casa d’altri e bum-bum-bum! poi tornano in patria e si guastano il 4 luglio per via dell’eco nella testa. Io allora ho detto, pensa cosa non gli resta nella testa (se gli resta, la testa) a quelli che a casa loro ci son già e farebbero volentieri a meno dei bum bum bum!, ma la mia osservazione è rimasta un po’ a mezz’aria poi si dissolta insieme al fumo delle bistecche.

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