La cosa più bella di un viaggio (secondo me) è il momentaneo cambio di persona, quella maschera che dai latini in poi ognuno di noi mette su a seconda del ruolo che decidiamo di recitare. Gli attori teatrali, nell’antica Grecia, la utilizzavano per dare sembianze al personaggio, e far sì che la voce, per-sonando, fosse sufficientemente udita da lontano. Presente Ulisse? quando decide di essere Nessuno, di azzerare tutto e ricominciare daccapo? Nel programma c’è anche l’astuto distruttore di città, ci servirà per i pronomi indefiniti. Nobody is my name! Poi leva l’ancora e fa bye bye al Ciclope. Salvo. Grazie a un pronome indefinito.
Io la mia salvezza la recupero al banco del check-in. Dall’omonimo verbo che significa registrarsi, consegnare la propria identità. Name, surname, passaporto, biglietto… Una volta sbrigate le procedure, con la boarding pass stretta in mano, si accede a una zona franca, un neutral ground dove la vita diventa “duty free”. Storpiano un po’ il tuo già disgraziato cognome, ma in cambio ti affrancano tutti i peccati accumulati, il passato è condonato, azzerato, la fedina penale ripulita. Cosicché, se anche qualcuno sale a bordo per ricordarti chi sei veramente e da dove vieni, ti basta raccontarti al primo sconosciuto o sconosciuta che incontri nel modo che ritieni più opportuno. Per loro non sei nessuno. Ti reinventi. Altro ascoltatore, altra storia. Gli affidi il tuo passato imperfetto e ti si spalanca davanti un nuovo futuro. Ma non è da tutti raggiungere la salvezza grazie a un pronome indefinito. Accettare di essere nessuno, come il re di Itaca, e da lì ripartire. Rinascere da zero. Dal niente. Come la città di Las Vegas, scaturita dalla polvere di un deserto che ha causato infiniti naufragi. Incluso il mio.
(Dal mio Lezioni di Far West, Stampa indipendente.).