E insomma che per farvela breve una leggera agghindatina me la sono data anch’io prima di fare ingresso in suolo americano. Inumiditi i ciuffi, tolti gli occhiali, tanto che essendo agli ARRIVI le luci piuttosto soffuse, ci metto un po’ a distinguere il mio fuori di-marito che mi sventola e chiama. Un abbraccio warm and discreet, quindi il rito riprende, lui che va, io che lo seguo. In fondo siamo a casa sua. Saprei benissimo trovare la via d’uscita da me, ma mi piace, mi è sempre piaciuto affidarmi a lui, fargli credere che senza sarei perduta.
Per qualche motivo ho sempre pensato che se la persona che ami sente che hai bisogno di lui, ti amerà di più. È sempre stato così fin dall’inizio.
E il primo segnale d’allarme che arriva è che ora è lui a non trovare l’EXIT. Ma io non fiato (ci si crede?) e lo seguo, giriamo, ci ingarbugliamo, quindi mi dice, devo andare in bagno – segnale d’allarme number 2 – e mi molla davanti al banco della AA (American Airlines, non gli Alcolisti Anonimi) inghiottito dalle men’s restrooms.
Non so cosa pensare. ‘Avoid eye contact’, leggo su un flacone gigante di detersivo che qualche cleaner ha dimenticato in un angolo. Avoid eye contact. Me ne devo ricordare. Poi mi viene in mente la scena di un film, protagonisti due ex. Al ristorante.
Lei gli fa, Vorrei andare a Calcutta…
E lui: Non mi sembra la stagione più adatta.
Lei: Ho bisogno di stare da sola.
Vattene in un posto più allegro!
Ma non si può andare nella direzione opposta al proprio stato d’animo, lo sai?
♣ ♣ ♣ ♣ ♣
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Dreamer, you know you are a dreamer
Well can you put your hands in your head, oh no!
I said dreamer, you’re nothing but a dreamer
Well can you put your hands in your head, oh no!
I said “Far out, – What a day, a year, a laugh it is!”
You know, – Well you know you had it comin’ to you,
Now there’s not a lot I can do
Don’t lose your head
No don’t lose you head
Don’t lose you head
Hear what I say
Don’t lose your way – yeah
Remember love’s stronger remember love walks tall…
(Yeah, right…)
😉