Frammenti di zona cieca

La zona cieca è vedere le coppiette farsi l’aperitivo al tramonto, immaginare il loro dopocena o prima o durante (!) Tipo prima mentre scendevo dal Capo Bianco senza stanza (e senza omo), ho visto una donna che tornava in casa sotto un pergolo bellissimo e ad accoglierla c’era lui che le fa, ciao amo’!
E lei, ciao tesoro…
E quel che è peggio – si fa per dire – avranno avuto 60 anni e si sono dati un bacio (sotto il bel pergolo).

La zona cieca sono anche le coppie che prima dell’imbarco o sbarco si bombardano di selfie. Quando arrivi e non c’è nessuno per te sulla banchina, barra binario, barra gate, barra marciapiede e un tempo ti sentivi figa, ora ti senti misera.
E’ ascoltare il valzer no 2 di Shostakovich tornando a casa tardi la sera (e il gatto chissà dov’è e chissà chi ha rimediato, lui…).
La zona cieca sono i ricordi che non si obliterano mai, restano sempre belli attivi e pronti alla riattivazione, sotto forma di sapori o di odori, ecco il sapore dell acqua quando ti entra nel naso, ecco il rumore della tagliaerba, ecco quello delle patelle di mare, ecco un gesto inconsulto scappato per caso.
La zona cieca è l’asfalto bagnato e di corsa la sera d’inverno dopo il lavoro.
La zona cieca è doversi sempre portare, e sempre doversi prendere cura di sé: di eventuali ritardi, cancellazioni, smarrimenti, perdite… perdite. Ecco un sostantivo che abbonda! Ah, tutto è perduto.

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