3. “Happy rinascita!”

La ricerca dell’hotel si svolge sotto gli occhi increduli di una stupenda luna striata di arancio che galleggia in mezzo a un cielo limpido ma gassoso, e sotto le narici congestionate dal puzzo di monossido di carbonio che penetra dai finestrini di questo taxi e ti ammorba i sentimenti, Viali intasati di macchine e motorini, è quasi la una di notte ma pare mezzodì. Da ora in poi, ogni momento è buono per rinascere! Happy Easter! Happy rinascita!

Ostara, poi Ēostre, quindi Easter, era un’antica divinità  germanica con cui si celebrava la rinascita della natura, il ritorno alla vita dopo i rigori dell’inverno. Come per passover il tema centrale è la rigenerazione: il passaggio dal sonno della schiavitù alla vita vera e libera; dal mondo sotterraneo (dall’inverno, sonno della coscienza collegato al letargo animale e delle piante) al vero risveglio, della natura e della spiritualità.

Tehran, 20/4/14

Il Firouzeh Hotel si trova in Dolat Abadi Alley, (qui le strade si chiamano alley), ma anche in Amir Kabir Street, non chiedetemi perché. Comunque la si chiami, trattasi di un budello lercio stretto e storto, l’albergo, le voilà à ma droite !:

il Firouzeh Hotel, che Simah mi ha detto significa pietra di zaffiro. Ad accoglierci alla discesa dal taxi (che pure è lercio, stretto e storto), copertoni d’auto che ci rotolano contro. È evidente – mi dico – che per rinascere occorre prima morire del tutto. Domani è un altro giorno, e dopo un bel sonno ristoratore, tutto acquisirà colori e fragranze mai sperimentate prima.

La colazione è pane azzimo (che mi sembra più che consono), burro, marmellata, e cream cheese (similitudine number 3). Gli uomini hanno la precedenza sulla donne (e pure questa consonanza non stupisce). Tanto che aspetto mi guardo intorno, studio scaffali, perlustro mensole, cassetti, on, in under… where is the coffee? non vedo il caffè… Mimo quindi il gesto della tazzina portata alla bocca e arriva il the. Il chai. Chai mica del latte..? Sfodero allora il mio “inglese da viaggio“ ravvivandolo con una lieve nota di incazzatura: Coffee… milk… possible? Dopo una serie di “Listen and Repeat“, arriva un tipo dell’albergo con una bottiglia di latte in mano, appena comprato freddo di frigo, e me lo molla sul tavolo. Ho già mangiato tre fette di pane azzimo alternando marmellata di boh con burro e cream cheese, quindi mi alzo e faccio un ultimo tentativo con un tipo della reception, che dichiara il coffi finished.  La cosa più odiasa in un viaggio – dico per me – è la gente in viaggio. I viaggiatori quando li incontro in viaggio mi rovinano il viaggio. Sarà perché in loro vedi te stesso. Le tue idiosincrasie, la tirchieria minuta e pidocchia del cercare sempre il vantaggio, lo sconto, la bontà e comodità di ciò che ci siamo lasciati a casa. In Iran?! Con tutti i posti…!

La Lonely Planet (di Cristina, io manco una guida) sostiene (pag. 15 e segg.) che un valido motivo per visitare l’Iran sono gli iraniani. Descritti anche da altri viaggiatori conosciuti come il non plus ultra della gentilezza e dell‘ospitalità. In effetti le rare esperienze fatte finora , perlopiù all’aeroporto, si sono rivelate veritiere. Hello lady, where you from? nice to meet you! (l’amica del venditore di cheese cake dell’aeroporto). I am from Tehran, but I lived in America, I‘m going back next month! (Sorriso da qui a qui). Il tipo del latte, au contraire, vistami abbandonare il campo e la bottiglia, intonsa, che lo avevano spedito a comperarmi, mi fulmina con lo sguardo. Lo rifulmino, spiegandogli telepaticamente che io la mattina o caffelatte o trouble. Per giunta mi serve per resuscitare dopo una notte a 40 gradi su un giaciglio di cm 3 appoggiato sopra base di ferro in superlercia camera tripla (che fortuna la luce flebile non consentiva di registrare QUANTO lercia) con minuscola doccia in comune dal cui pertugio fuoriuscivano liquami di natura facilmente intuibile (anche con fioca lumière). Il bagno – TURCHISSIMO – located in corridoio et in comune con il resto della ciurma, ma mi scocciava fare la difficile, in fondo si era deciso per un viaggio a low budget, quindi ‘Notte, ‘Notte,  i miei due travelling companion inseriti i tappini, mi hanno  gentilmente chiesto di smorzare PC e lumière, no internet, no book, no phone, e son rimasta a fissare la luna rimpicciolita ma ancora velata di arancio dalle inferriate della finestra quasi al soffitto. A chiedermi cosa cazzo ci faccio a Tehran, ché in effetti me ne sarei stata molto più volentieri altrove…                                            . . . tipo a casa mia.

O a Bedizzano.

 

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Il Maestro TS del tempio buddista di Monti san Lorenzo mi ha chiesto se devo indossare anch’io il velo. Ho risposto di sì e spiegato che non è poi quel gran sacrificio, oltre all’aspetto economico (copre i capelli bianchi a costo zero), aggiunge un tocco di eleganza ma soprattutto ti salva la vita per i viali di Tehran. Dove l’aria è assolutamente irrespirabile. Pare che Teheran sia una delle città più inquinate al mondo, anche più di Città del Messico, Bangkok o Shanghai. L’alto inquinamento è causato soprattutto dal traffico stradale e dalla posizione geografica di Teheran che è circondata da alte montagne che intrappolano lo smog rendendo l’aria particolarmente inquinata e sgradevole quando il vento è più debole. La situazione è peggiorata anche dalle sanzioni contro l’importazione del petrolio imposte dagli Stati Uniti nel 2010 ed è aggravata dalla crisi politica del paese e l’imposizione di nuove sanzioni da altri paesi europei. Gli iraniani si devono accontentarsi della benzina che riescono a produrre: spesso di tratta di carburante di bassa qualità e gli abitanti lo mescolano con altre sostanze che peggiorano ancora di più la qualità dell’aria. Il governo ha cercato di abbassare il livello di sostanze tossiche spruzzando acqua, ma non ha ottenuto risultati.

E in questo bucolicissimo contesto io sola me ne vo’ per la città a chiedere “coffi coffi koja?” Ma qua cianno il thè, il chai, c’hai voglia di chiedere caffè..  La risposta sempre Naah, oppure Aah, Piza …Tower… Yes! How old are you? (altro vantaggio del velo…). Quindi rientro penoso in hotel, alzata bandiera bianca (altra utilità del velo) e scoperto da un secondo receptionist che è sconveniente per una donna andare in giro a implorare coffii coffii, no woman no coffi, che non si fa!

Non si fa

Naah …

Ma vah…?

Coffi come opium in Iran, ha detto il tipo.

O chai o niente.

Ciaone.

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