Il cielo sopra la Tailandia


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Doha Hamad International Airport Volo QR 834 e finalmente ci siamo! Mi attardo a scrivere il mio cinema sopra le nuvole, e ormai rilassatissima (ma con un mal di testa martellante alla tempia sinistra) giungo passin passetto al Gate C1, chiudendo e aprendo cerniere, riponendo taccuini e caricatori a otto uscite, stile reporter in missione, e quando lo steward mi accoglie con l’accento piazzato sulla penultima sillaba di Pendòla, sorrido anch’io e confesso che me la tiro anche un po’ sotto gli occhi di un trio di scandinave belle in carne tutte sbracciate, si vede che su di là ci hanno il welfare che funziona alla grande, chissà che ASL rifornite di vaccini, mica trinzi come noi, è evidente che a loro la culex non gli fa un baffo, con tutta quella carne in evidenza! Io mi bardo ancora di più, che in questo aeroporto da sceicchi non badano a spese nemmeno per l’aria condizionata, e mi sento molto Oriana Fallaci in Niente e così sia vestita nella sua sahariana a maniche lunghe. Prossima tappa Bangcock, come dire che l’incubo estivo della Ferreri sta diventando realtà. Altre sei o sette o otto, non ricordo, ore di volo, altro filmetto rilassante. Stavolta rinuncio all’Islamic supper, sono la una e trenta di notte, mando giù un’aspirina e rimando alla colazione domattina.

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Prima cosa mi ha colpito la foto che in rete non si trova, il film è una primizia, il titolo in farsi non lo ricordo; seconda il titolo, Three Fish, e terzo, la lingua farsi che è per me è fra le più belle, così dolce e musicale.
La trama un po’ tristanzuola, lo ammetto.
Parla di una donna, affermato ingegnere che vive a Teheran (mi ha fatto un grande piacere rivedere la città, riconoscerne i luoghi), e che sempre le vengono queste terribili emicranie, così decide di indagare… E scopre di avere un tumore, e che si deve operare alla svelta, perché oltretutto è in un brutto punto. L’operazione la salverà ma rischia di perdere la memoria e anche la demenza senile.
Non vuole dirlo a nessuno, ma poi lo scopre prima la collega amica carissima, che lo dice al marito, e via via gli altri familiari che insistono a tutti i costi che si operi, non la vogliono perdere, non riescono a immaginare la propria vita senza di lei, mentre lei non riesce a immaginare come potrà sopportare una vita senza memoria, senza un’identità, senza la possibilità di essere se stessa, di fare il lavoro per cui tanto ha studiato e faticato, di onorare la memoria del bambino che ha perso, e si trova a dover scegliere fra il compiacere gli altri o se stessa. 

Già che ci siamo vi faccio vedere anche il mio alberghetto di Teheran…
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Ma torniamo al nostro volo, che ormai si è fatto giorno, se c’è una cosa fantastica del volare da un capo all’altro del mondo è questa magia di viaggiare sulle ali del tempo. Non mi ci abituo mai, è sempre una cosa che mi colma di stupore. Se dio vuole il mal di testa è passato, tempo di fare colazione e si scende. Cioè, loro scendono, io e altri restiamo a bordo, prima di riprendere il viaggio per Hanoi.

Un’interessante caratteristica delle tratte multiple, quando c’è il cosiddetto scalo tecnico, per cui tu resti a bordo e aspetti che o qualcuno scenda e qualcun altro salga; o che l’aereo faccia rifornimento, oppure che qualcuno se la molli e lasci un bagaglio, (ad es. un beauty-case?) in una cappelliera. Ed ecco che ricomincia la caccia al pacco sospetto. Dunque vediamo…

Naa, stavolta per distrarmi dal probabile pericolo, mi sono messa a compilare il modulo della Declaration of Health, obbligatorio quando si va in Vietnam. Che a ben guardare i sintomi dell’Ebola ce li avrei tutti: prurito, mal di testa, nausea, sanguinamento interno o esterno (il pitbull deve avermi contagiata perché mi sono arrivate anche a me) …

Comments 4
  1. Hi My darling did you arrive?
    I read and I saw the pictures…please pay attention because I want you back !!
    Did you see the family where you jave to go ?
    You write so fantastic stories !!!
    Cheers

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