Mettiamo un attimo in pausa il come sono riuscita ad arrivare a Eubea, e vediamo invece come secoli fa ne sono venuta via.
La storia che vi racconto oggi non so se riuscirò a dirla tutta prima di morire, con i tempi che corrono non ho molte speranze. Non perché sia malata. No, no, io sto benissimo. Sono i tempi che corrono ad essere poco salubri per me, e per la mia intera storia. Ne scriverò dunque un pezzettino, giusto l’inizio, cominciato sulle sponde di questa isola affascinante che si estende di fronte all’Attica. E che credo abbia segnato il mio destino di nomade, abitante dell’altrove.
La prima volta che ho sentito parlare del mio inizio è stato alle elementari, il maestro spiega la lezione sui greci, e io comincio a tessere la mia genealogia materna, discendendo la mia genitrice in linea diretta dal popolo dei Sicani da parte di padre e dalla Magna Grecia da parte di madre.
Ovvio che me la reimbastisco da me, visto che nessuno in casa sa dirmi un cazzo, del maestro invece mi fido, lo ascolto incantata mentre ci racconta di questi calcidesi che nel 700 A.C. fondarono Messina, l’antica Zancle. Viene così alla luce che ho un nonno siculo che resisterà alla colonizzazione dei sicani, discendente del popolo che prima di tutti si era accorto che questa isola aveva tre punte comodissime per gli approdi e montagne di gleba da zappare e far fruttare. E una nonna materna che proviene dall’isola greca del Mar Egeo posta di fronte all’Attica, abitata da una popolazione di origine ionica che colonizzò la Sicilia a scopo commerciale, principalmente per controllare le vie dei metalli verso l’Etruria (e indovina un po’ dove ora abito io?).
Che in effetti la Peppa il commercio ce l’aveva nel sangue, vera business woman questa nonna mia ellenica, all’apparenza molto simile alla dea madre di Willendorf , anche se di fare la madre non l’aveva troppo in pancia. La Peppa tutt’al più era brava a levare lo scanto e a fare le majarie, proveniente com’è da un cultura fortemente impregnata di mito e magia. ed era inoltre una abilissima venditrice di tumazzu, passiti e ricotte.
Il suo business era una botteguccia di alimentari infestata dai sorci e con un minuscolo oblò per finestra. Il frigorifero non c’era. Gli alimenti deperibili se era inverno li teneva appesi fuori dall’oblò, se era estate nel frigo in casa. A volte si sbagliava e ai clienti dava le sottilette incominciate, ma spesso quelli, più orbi di lei, manco se ne accorgevano, o se se ne accorgevano, non protestavano mai. Nell’antica Alontion tutti conoscono tutti ed è come essere parte di una grande tribù. Se qualcuno si arrischia a protestare, lei ribatte, Che c’hai a diri a ‘stu tumazzu? A quindici anni era già maritata con Turi, che quanto a dolcezza poteva competere con le bacche di gelso bianco. Una volta lei lo avvistò mentre tornava dal locu e pensò che quel picciotto faceva al caso suo. Senza stare a perder troppo tempo per dirglielo andò da sua madre, donna Concetta, e le comunicò quattro possibili date per il matrimonio, che scegliessero un po’ loro. La casa e tutto il resto ce li metteva lei. Quindi Turi fu messo al corrente dalla Concetta ma proprio all’ultimo, e siccome era un brav’uomo, calmo e tranquillo, accettò. C’aveva solo da guadagnare. La risposta fu Gnorsì. A sedici anni il primo figlio, Ἰωσήφ, e a ruota gli altri tre, Βασίλι e la Γκραζία e la Μαρία, mia mamà. La più piccola e la più sfigata del gruppo. Come spesso capita a chi devia dal proprio destino, il quale può ritrovarsi o con un’immensa jella o con una incredibile fortuna. E la piccola Μαρία non è fra questi ultimi. Si sposarono, lui alto alto e scarno e lei tarchiatella e rotondetta, poi negli anni si è fatta molto grassa, si è fatta magna, dettaglio di spicco che sopra ogni altro corroborava le mie indagini portandomi a concludere che io e la mia famiglia fossimo dei veri avanzi di Magna Grecia. E che se c’è una terra dove devo e posso tornare, questa è l’Eubea.
Prima magari cerchiamo di capire come arrivare alla meta.
Sarà per quello che da bambina (ancora non sapevo leggere) mi portavo dietro ovunque andassi per casa l’Odissea ☺️
Molto probabile!
Preziosa come una Bibbia.
M.
Complimenti per la discendenza e per il viaggio in mezzo alla bellezza.
Grazie, si riesce a raccontare bene quando di là c’è chi ascolta con interesse.
Seguimi!
S.
Grazie a te per il racconto, vi ho ritrovato un po’ di me un po’ di altre persone.
A proposito di ponti, conosci questo? https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g1916977-d3217028-Reviews-Ponte_Sospeso_di_San_Marcello_Pistoiese-San_Marcello_Pistoiese_Province_of_Pisto.html
Vi ho visto una signora seduta in mezzo che dal terrore non riusciva più ne ad avanzare ne ad andare indietro. I suoi parenti riuscirono a convincerla ad avanzare per fortuna, altri aspettavano. Non so come sua tornata indietro…
Grazie per le tue segnalazioni sempre inattese e interessanti, Monique!
Sono andata a vederlo, e … non lo conoscevo, ci passerò di certo un giorno.
🙂
S.