Mi son fatta dare la sveglia dalla Twa alle sei, sperando di prendere l’intestino con le buone, a quell’ora il resto della banda dorme, oggi il piccolo Dau è dai nonni, e Dau Jr è appannaggio indiscusso di su’ ma’. La Twa comincia a spignattare alle cinque e trenta, fa un fracasso inverosimile e cucina è soggiorno sono un tutt’uno. Ho dovuto quindi dire addio alla sola superficie soffice di casa di Tung & Trang – un bel divano con isola – e abituarmi al giaciglio della stanza degli Antenati – punizione dei Numi per aver mangiato il caco prima della celebrazione del rito e per aver mostrato tette e culo ai trisavoli, non si fa! Non si fa!
(Capito, ma se non me lo dite…).
Fortunatamente non devo recarmi al lavoro in motoretta: mi sposterò dunque in verticale, non in orizzontale, perché il kidergarten è al piano quinto. Sulle modalità di detto spostamento, si rimanda al post seguente.
Eccola già in pista, seduta per terra in cucina spenna rami di tè verde. Qui si consuma fresco, si fa un decotto, si beve caldo. Buonissimo. In alternativa tè di riso integrale. Niente male neanche quello.
Alle otto ho appuntamento con la direttrice del kindergarten, io sono una “late” piuttosto che “early” worker, e la cosa mi crea non pochi scompensi. La mattina ce ne metto a carburare. A casa. Figurati in Vietnam. Già trovare cose ed effetti personali è un casino, per via della già menzionata “essenzialità” degli armadi. Quello della Twa ad es. è una tenda. Nel senso di tepee, tenda degli ex-indiani d’America. Oddio, io sto zitta perché quanto a guardaroba… Dentro mi ci ha fatto mettere le mie Adidas, gli scarponi fedeli (fortuna che quelli col pelo li ho lasciati in via Bassa). In compenso mi sono portata un paio di ballerine da viaggio tascabili. Comodissime per i metti-e-leva continui. In casa si sta scalzi, i pavimenti sono sempre molto lindi e puliti. La Twa usa un graziosissimo scopetto, come si vede dalla foto è corto (tutto qua è spesso basso e ridotto, salvo i grattacieli), fatto di paglia naturale al cento percento, tutti ce l’hanno così, anche nei luoghi pubblici. Più che spazzare il pavimento, lo accarezza, segue un ritmo lento e rilassato, uno swing tranquillo, destra…sinistra, destra… sinistra, e intanto canta i suoi melodiosi monosillabi. Mi piace starla a guardare, peccato che sceglie il momento sbagliato: non la mattina che uno apre e fa prendere aria; pulisce il pomeriggio con i fan a pieno ritmo, io nel pieno dell’attività scrittoria (che mi tocca spostarmi da un cantone all’altro) fra un marasma di appunti che svolazzano e un effetto Comiso di germi, foglie, rametti e batteri. Dopodiché centrifuga. Ci ha una specie di Bimby su ruote (tipo Cuisinart, per gli americani che mi leggono), dove anziché mettere ingredienti per le varie ricette, infila una specie di mocio Vileda, quindi lo frulla per qualche minuto, poi lo tira fuori strizzato, e comincia a spalmare tutti i residui precedentemente sollevati per aria, i quali nel frattempo si sono ridepositati sul pavimento.
Good-mor-ning! la saluto.
Gen-gis-khan! ricambia. Quindi attacco con la mia Bialetti, e lei ride. Azzo ridi? Ora sta rimescolando i pronipoti degli avanzi del Sunday lunch. Precedentemente tritati. Tutto ciò che avanza, purché non in avanzato stato di decomposizione, viene debitamente frullato, rimescolato, rispeziato, e infine dopo un bel cambio di colore, rimesso in tavola. Ecco dove sono andate a finire le mie farfalle al tonno fresco ma scongelato con melanzane vietcong e olive simil saclà. ‘Na sorta di fusion con tofu, maiale, carote, foglie varie… Da Sunday lunch a Monday morning breakfast! A quel punto si mette tutto in tavola per il passante di turno. Che si avvicina, lancia un’occhiata, afferra una ciotola e butta dentro. L’orario è a discrezione di chi mangia.
Mi siedo e comincio a inzuppare, sul pavimento alla mia sinistra una serie di pentoloni a pressione elettrici che servono a cuocere il riso nelle grandi occasioni. Accanto un catino con dentro una specie di anguilla – più morta che viva– che boccheggia da giorni in tre centimetri e mezzo di acqua. Mi chiedo quanto durerà ancora la sua agonia prima del colpo di grazia. E soprattutto quale sarà il suo ruolo nella dieta dell’ospite – volontaria – insegnante di inglese e soprattutto “ottima cuoca”? Chiederemo agli Antenati…
belle emozioni, immagino cose irresistibilemnte affascinatnti condite da leggerezza e piacevolezza di stile