Seconda tappa : Malpensa – un soggiorno senza nuvole

28 settembre, h: 17:00
 
Io ho ‘sto vizio che devo recarmi sul posto prima che il tutto avvenga, di sicuro è una sindrome classificata sotto qualche nome. Una forma di rituale. Una presa di sicurezza. Tasto il terreno per vedere se regge. Così ieri pomeriggio dopo una piacevole colazione con un amico-gentiluomo (coi gentiluomini non si fa pausa-pranzo, si fa colazione, capito?), il viaggio è proseguito per l’aeroporto di Malpensa, dove i miei deltoidi a turno hanno trascinato 30 kg circa di peso per tutte e sedici le uscite degli ARRIVI, al fine di trovare la numero 10, dove prendere la navetta per l’Hotel Ibis: Un soggiorno senza nuvole. Così promette. 
“Sindrome-da-ritorno-ancora-prima-di-essere-partiti”? Potrebbero chiamarla così. 
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I giorni che precedono un viaggio sono i più faticosi, un lavorio mentale estenuante. Solo per trovare il repellente a fattore massimo (4) con concentrazione da un minimo di 15 a un massimo di 25 % di Deet (dietiltoluamide, oltre c’è il Napalm), non vi dico la fatica. E la spesa. E il rischio. (L’esposizione continua alla sostanza chimica provocherebbe la morte di neuroni nella parte di cervello che controlla il movimento dei muscoli, l’apprendimento, la memoria e la concentrazione).IMG_2380
 
29 settembre, h. 7:25
 
Le ore che precedono un viaggio sono una tortura.

L’hotel Ibis ha mantenuto le promesse ma non è riuscito ad evitare le nuvole. Il cielo sopra la Malpensa è coperto, le previsioni per Hanoi variano, a partire da oggi, dal brutto al peggiore dei tempi: temporali, rovesci e intense precipitazioni.
Ieri notte ho sognato che mi entravano in camera amici parenti e studenti, mi venivano a salutare, mi facevano perdere tempo, e quasi quasi anche il volo.
La navetta (la stessa di ieri, stesso conducente) è arrivata. Meglio che vada o lo perdo davvero.
                                                    * * * * 
Un applauso di incoraggiamento ai miei scarponi che mi hanno portato sempre lontano. La foto non è dell’Hotel Ibis, ma di un ostello di Alausì, sulla Sierra andina, Ecuador.
 
 

Adesso che state per lasciare l’ambiente in cui avete soggiornato, prendetevi qualche secondo per ragionare su questa esperienza: è stata all’altezza delle vostre aspettative? La consigliereste a qualcuno, anche se in certi momenti vi siete sentita scomoda o addirittura sola? Siete sempre in tempo per scegliere in futuro una soluzione più comoda e protetta, magari più adatta alle esigenze di una famiglia.

È bene tenere a mente, però, che benessere e felicità sono concetti estremamente personali. Per alcuni il senso di libertà e di avventura è un elemento irrinunciabile di questa esperienza. Fidatevi del vostro istinto: questo viaggio è il vostro. Sta voi scegliere come farlo.

Have a safe journey!

 Dal film Viaggio sola, di Maria Sole Tognazzi
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