Qualche riga prima, sempre nello stesso racconto della signora Munroe, la narratrice dice : Vivevo in uno stato d’assedio, con l’ossessione continua di perdere ciò che più volevo trattenere. In viaggio invece il problema spariva… e le tessere sparse andavano a risistemarsi da sole dentro di me. Le linee essenziali del disegno si ricomponevano. E questo mi rendeva ottimista e felice. Mi sentivo spettatrice. Spettatrice anziché sorvegliante.
Io la mia vita l’ho passata quasi interamente all’erta, a sorvegliare: il fuori, e poi in un certo periodo, fra i 20 e i 35 anni, anche il dentro. Il che è decisamente più faticoso. In viaggio no. Viaggiare è mettere nel sacco la paura di finire, la paura di scoprirsi inutili e finiti, la paura del niente: niente casa, niente famiglia, niente senso, niente affetti, niente amore, solo passi avanti.
La paura del fallimento, della brutta figura. Perché nel viaggio che è sempre ammantato di scoperta, ogni volta si offre a noi la possibilità di un nuovo ciak, che ci faccia ritornare alla meta di partenza più ricchi e geniali, e un po’ meno miseri.
Buongiorno Sonia Pendola, Ci auguriamo tu stia trascorrendo un settembre fantastico. Siamo entusiasti di condividere alcune nuove e importanti funzionalità per la community che ti aiuteranno a metterti in contatto con il tuo pubblico. Inoltre, è arrivata la nuova lettera trimestrale di Susan Wojcicki, CEO di YouTube, in cui parla delle nostre responsabilità e dei nostri valori. Analizziamone insieme i dettagli…
Vabbé:
Volevo riprendere il mio road trip Francia-Spagna, ma niente.
Son qui alle terme, e allora, onde evitare altri sfalòsamneti temporali, eccovi qualche scatto dell’autunno toscano.