Cambiata l’ora, ma quest’anno son cambiate tante altre cose (tranne le tanto auspicate), e ogni foglia che cade- salvo qui, a Palermo, dove impera la vegetazione tropico-africana – ogni figlia che si stacca (splendido lapsus, non è il caso di spiegare),
okay, dicevo, ogni foglia che si stacca mi ricorda che sto per entrare in una nuova stagione, e che l’inverno sarà lungo. Credo che abbandonerò il progetto “Viaggio- al caldo-da-qualche-parte-basta-andare”, a favore di un consapevole letargo casalingo, dove predisporre per la stagione a venire.
Accettare che le cose non cambieranno consente di organizzare un approccio, una strategia per organizzarsi un futuro.
E di cambiare direzione (sperando in nuovi approdi), altrimenti si va in loop, condannati a errare all’infinito. La parte in grassetto l’ho copiata da un libro che mi è piaciuto molto, a proposito di figlie che si staccano.
L’altra novità è che mi si è alzata la pressione e tirarla giù è sempre più dura.
160/90
Quando torni cominciamo a pensare a una possibile terapia.
Seh, come no…? Io la conosco la terapia che fa per me ma non è disponibile in farmacia e non si può comprare, puta de su ma’.
Bene, dopo questo preambolo, direi che posso riprendere le sfilacciate fila dell’ultimo discorso, dal PANINO AL SLAaME (vi è piaciuto? che ne pensate? nessuno ha commentato, fate un cenno, no?) alla incompiuta basilica di Santa Maria Maggiore; dal rientro alla base dalla Manica malefica al mio nuovo ruolo di “maestra di alternativa”: tutto è rimasto un po’ in bozza quindi è finito nel bin di WordPress!
Ho deciso di approfittare di questo ponte dei Morti per cambiare aria, e per venire a trovare una zia munifica a cui sono molto legata, e grazie alla quale posso ogni tanto tirare il fiato e mettere a verbale questa fase agra della mia vita. A lei devo la veranda di casa mia e altri “ninnoli”. Per causa sua poco ci manca ci schiantiamo contro il Monte Pellegrino perché dopo un’attesa di tre ore a Pisa , e un decollo da paura (la sistolica era a 200 come minimo!) siamo discesi in picchiata verso il mare di Sicilia che le montagne russe al confronto erano un massaggio.
Ed eccomi di nuovo ad errare per l’omonima via Vincenzo Errante, dove ho trovato una marocchinissima dimora palermitana, solo che il mio host tarda ad arrivare, ah eccolo:
in braghe a righe, zoccoli Pescura dal tacco consumato per metà (alle 11 di sera ci sono 32 gradi), capelli alla Nicola di Bari, mi allunga le chiavi, mi comunica i due codici per entrare e uscire, non aspetta il mio grazie, gira i tacchi lisi e se ne va.
Baciamo le mani.
Passo e chiudo per stasera, accontentatevi di queste due righe, domani prometto, faccio i compiti.
*
Le ricotte sono di mio cugino Francesco che fa il pecoraro e la cui fama si estende ormai fin nel Wisconsin!
Il libro a cui accennavo si intitola “Come D’Aria”, e è di Ada d’Adamo.
Ritratto di una palermo calda e ritratto perfetto delle tue emozioni
Vero!
🙂
S.
Carissima teacher , i colori e le atmosfere di Palermo sono meravigliosi! Il mosaico di culture è così ben mescolato da far pensare che la convivenza è possibile ! Il tempo sembra essersi fermato . Sappi che sei invidiata nonostante la pressione alta ! Buona domenica
Thank you Sara dear!
🙂
I do appreciate your comment.
Now… try and say it in English!
:))
LoL
Sonia