L’albergo è un grosso edificio classificato a 4 stelle S (percepite 3 e mezzo, come già ho avuto modo di dire, e niente S), coi corridoi moquettati incluso lo zoccolino ! ché nemmeno gli americani arrivano a tanto ! Necessiterebbe in effetti di un restyling qua e là.
A parte le piscine, le lounge e la sala ristorante, abbonda di note vintage. La cosa essenziale è che l’AC dentro funziona. E quando fuori ci sono 42 gradi, questo aspetto positivo manda in secondo e terzo piano tutti gli altri.
L’iniziale entusiasmo della Notturna si spegne all’istante quando al check-in le confermano che non avrà una camera singola, ma dovrà condividerne una doppia con la sottoscritta (un tantino diversa da quella della foto): noi al quinto; i ragazzi e il resto del team al 4°, e ciò è cosa buona.
Qawra (che si legge Aura), il quartiere dove siamo noi, si trova nella zona di St. Paul’s Bay, a nord-est dell’isola. E’ denso di cantieri, più polveroso che mai e davvero caotico. Il Paul che dà il nome alla baia è quello di un santo che adoro, e con cui ci siamo già incrociati un paio di volte in Grecia e Turchia. Anzi tre, se annoveriamo anche quell’Anno Santo nell’Urbe con la mia nonna contafavole. Fu lei che mi incantò con la storia del suo martirio. Con questa fanno quattro.
La storia di Paolo Saulo di Tarso è avvincente, per farvela breve lui nasce Fariseo in Turchia da padre ricco mercante di tende che insegna al figlio il mestiere e fa di mani e di piedi per garantirgli la cittadinanza romana, che nella vita non si può mai sapere. Per l’epoca questo rappresentava un privilegio particolarmente utile e prezioso e di fatti in più di un’occasione gli consentirà di avere salva la vita. Prima di chiamarsi Paolo però il suo compito principale era di stanare i cristiani e di ucciderli, cosa che fa fino alla conversione sulla via di Damasco. Darei un dito per sapere cosa veramente gli successe quel giorno, durante la presunta folgorazione.
Di questo personaggio mi hanno sempre affascinato la sua incredibile conoscenza e saggezza, i viaggi immensi in capo al mondo, da impavido solo traveller qual era, oltre che narratore delle sue imprese. Abilissimo travel writer, espertissimo nel fare proseliti (riusciva a convertire anche i suoi secondini) : è soprattutto grazie alla sua figura che il Cristianesimo riuscirà ad espandersi nel periodo della repressione romana. Rispetto a Pietro, aveva una mente più aperta, riusciva a comprendere il passaggio dei tempi, a coglierne lo spirito. Non si fermava davanti alle convenzioni o leggi (se assurde e in disaccordo con la fede in Cristo), ma soprattutto: come Gesù, odiava il lavoro di squadra.
Innamorato del mare, lo sceglierà come luogo eletto per le sue missioni, anche a costo della vita, che durante un terribile naufragio rischiò di perdere. Proprio a poche miglia da dove mi trovo io ora. L’anno era il 60 d.C., e quell’approdo burrascoso cambiò per sempre le sorti dell’arcipelago maltese.
Due parole su questo dipinto. Che come spesso accadeva all’epoca vuole glorificare e ampliare la stazza di Paulo (seduto e seminudo), mentre in realtà il santo negli Atti degli Apostoli viene descritto come piuttosto basso, gracilino e con le gambe storte (cit.).
Anche all’epoca erano di moda “i filtri” per abbellire. Alla fine la tecnologia non ha apportato chissà quali migliorie alle arti visive.
Ma quello che il dipinto racconta, oltre allo scampato pericolo di annegamento (tutti i compagni di Paolo, guardie e mozzi di bordo si salveranno grazie all’assetto frastagliato e roccioso della costa maltese) lo svela il falò. Dopo essersi ripresi, tutti i membri dell’equipaggio vengono assistiti da alcuni locali che portano soccorso. Viene acceso un fuoco, che tutti – Paolo incluso – contribuiscono ad animare. Raccolto un grosso ramo secco viene inaspettatamente morsicato da una vipera che vi si era annidata dentro, e che di fronte all’incredulità dei presenti, lo lascia completamente illeso. Ore dopo Paolo sta meglio di prima, si riprende alla grande, e fra le acclamazioni dei testimoni inizia anche su Malta a raccogliere follower.
Io invece non riesco a riprendermi dal caldo che è strabiliante, e di proseliti non mi riesce di farne perché ho già messo in chiaro le cose con la N. che non ballerò la Baciata (che roba è?) con i pensionati scozzesi dell’Happy Hour al bar della piscina; la C. è riuscita a entrare nelle grazie del Coordinatore, e fa tutto lei: verbali, programmi, schede di autovalutazione… Il resto del team ve lo descrivo un’altra volta. Io non vedo l’ora di buttarmi in mare, ma ancora non ci hanno comunicato i turni, e mi tocca aspettare. Intanto vi dico che il ristorante ha un menù succulento, specie la colazione, ce n’è per tutti i gusti. Il personale di sala – interamente battente bandiera nepalese – è gentilissimo e disponibile, e questo compensa con la muzak di sottofondo che di continuo manda in onda a reti unificate – ristorante, lounge, reception e toilettes – Demi Roussos a Toto Cutugno, Celentano, gli Abba… di più Demi Roussos.
B.giorno, interessante il racconto della nonna,per la struttura comprendo il disagio!
Grazie, la nonna non c’è più, ma le sue storie sono immortali.
Sonia