21 dicembre 2019: Philadelphia, China Town
Giù dal Greyhound ognuno recupera il proprio bagaglio in una sera rumorosa e siderale. Tutti di fretta, io batto i denti alla moviola. Dico Thank you and Merry Christmas a Alì, che mi risponde secco con un Sure! Ci ha lasciate in pieno centro a China Town, ma il mio carico pendente con poche mosse ben piazzate recupera le coordinate e chiama un Uber. Mentre aspetto mi rifugio nell’anticamera d’ingresso di Juice, vietnamita profumatissimo e molto allettante, non fosse che non avrei manco la forza di portare alcunché alla bocca, ma almeno ripenso al mio viaggio a Hanoi, alle delizie che ci ho assaporato e mi distraggo un po’. Mangerei volentieri un Pho, ma sto davvero male. Mi serve un bagno, un letto caldo, un abbraccio, un corpo nuovo. Negli ultimi tempi il mio corpo si ammutina sempre più spesso e sembra volermi dire, Bella, io mi fermo, te vai avanti da sola se proprio ci tieni.
Aiuto sto invecchiando!
No Sonia non sei vecchia, con la tua fisica ti sembra una ragazza di 37 anni.
Cosa farei senza i miei corsisti senegalesi?
Ho scoperto che in Senegal, dove a donne e uomini indistintamente si danno sempre una dozzina di anni di meno, si può alterare la propria data di nascita per motivi anagrafici e per l’espatrio. Uno dei miei pupilli risulta più grande di 10 anni sui documenti, altrimenti non lo facevano partire.
Ho chiesto se si può fare il contrario, e accorciarsi un po’ l’età, non sarebbe male per chi, come me, cià la fisica di una di 37 anni!

Mi sarebbe piaciuto arrivare a Philly non dico con dodici anni ma con qualche grado di temperatura corporea in meno sì. Non ho le forze per fare niente, mi bruciano muscoli e tendini e la pelle come se mi avessero dato fuoco, ho la tachicardia continua e per la prima volta negli States non ho né visto né assicurazione medica. La mia carta verde non rinverdirà mai più, come pure la mia fisica, sono qui da turista per la prima volta dopo anni. Ho pagato l’Esta come tutti. Sono senza privilegi, sigh.
A Philly però io mi sento a casa. Per la verità ci sono sbarcata solo una volta anni fa in occasione di uno dei miei vari colpi di testa: viaggio a sorpresa (e che sorpresa! ) all’ex-marito. Io Philly la conosco bene. Perché mi sono invaghita del suo fondatore. Quella testa calda di William Penn : altro inossidabile all’usura del tempo.
Però siccome comincio ad avere le traveggole per la febbre, rimando a domani la storia di Penn che è un po’ più impegnativa e posto questo vecchio video del Boss che la città la riassume molto bene.
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