Svegliarsi davanti al mare

 

ANTIVIGILIA di FERRAGOSTO 2019
La mia ospite del Golden retriever l’avevo scelta proprio per la vista dal 7° piano di un appartamento in centro a Livorno davanti al porto. L’orale invece, e poi la chiudo qui, l’ho dato a Scandicci e il problema della vista non si era posto. Stavolta la mia giovane Superhost livornese AirBnb cani non ne ha e nemmeno gatti, ha una casa molto grande che ci si può parcheggiare anche le bici, molto carina in pieno centro e molto artistica, con opere di vario genere dappertutto che non vi posso mostrare perché non credo gradirebbe. La camera costa poco per i servizi e le comodità che offre, l’annuncio mi è subito sembrato carino, considerato il pieno periodo agostano, non son stata a spignolare.

Sonia, condividi con la tua host il motivo del viaggio.
Son qui perché dopodomani mi imbarco per Capraia isola: i-s-o-l-a, la cosa più lontana dall’umano a cui mi sento maggiormente di assomigliare. Cinque lettere come il mio nome di cui quattro in comune.
Vattro. Come dicono i labrones.
Io difficilmente ho più di una, massimo due cose in comune con gli esseri umani in genere.
L’ho pure confessato alla Superhost ma mi ha risposto con un Ah, non so…
Son partita da Carrara un po’ in subbuglio, sempre questa specie di fuga a cui mi sottopongo perennemente a cadenze più o meno regolari, o scazzo coi vicini, o si rompe la caldaia, o cado vittima di letargo amoroso nella tana del fidanzato, o affitto casa per poter poi inscenare una fuga e avere la scusa buona per allontanarmi. Scappare. Sempre.  Come se qualcuno mi inseguisse. Come se veramente non esistesse un riparo, e alla fine dovessi andarmi a rifugiare da qualche parte perché in nessuna tana mi sento mai al sicuro e finisco sempre al centro di una rosa dei venti che mi sbatacchia un po’ in qua e un po’ in là. 
Inevitabile sentirsi randagi dopo un po’, anche perché a Livorno parcheggiano solo i residenti e nel resto degli spazi si paga. Così mi è toccato stare in giro fino alle otto di sera ma devo dire che mi sono divertita col fidanzato che dalla Corsica mi telecomandava, Vai di ‘uì e vai di ‘uà, alla ricerca del mare più bello. La costa labronica è bellissima, frastagliata, un po’ anarchica per dire selvaggia, torri e castelli a picco sul mare, e i livornesi giù giù fino a Piombino: gente schietta e meno musona di noi apuani.
A parte la mia Superhost…

Il primo sintomo già l’ avevo avvertito all’Uscita Versilia. Parte da un punto imprecisato dietro la nuca, una sorta di stordimento ovattato che dilaga piano piano e finisce per occupare tutto il posto della mente, arrivata al casello di Livorno mi sentivo sola e misera. Solo che in un luogo pubblico non devo giustificarmi né scusarmi o rintuzzare in continuazione sul come mi sento. Se un albergatore non ti accoglie con un sorriso te ne freghi, lì non è casa sua, è il suo posto di lavoro. Ma se una superhost ti apre la porta di casa e non fa manco il gesto di allungare la mano per accoglierti, cominci a mettere in piedi tutta un’impalcatura di tentativi faticosi di apparire elegantemente nonchalant, quella noncuranza che appartiene a chi sa come stare al mondo e nel mondo trova sempre il proprio tassello alla prima.
Io anche mai.

E finisce che sempre rimpiango l’albergo, dove almeno si gioca a armi pari: io pago te, tu dai stanza a me. Che finché ci sto è mia e solo mia. Se le imposte non si aprono, vengo, te lo dico e tu rimedi. Non dici, Ah, non so…
E se domando dove posso parcheggiare, non accetto come risposta che tu non hai la patente e non guidi l’auto e dunque, non sai…
Così mentre attraversavo al buio e a piedi il parchetto dove avevo parcheggiato per andare a fare il cambio-bagaglio, mi son messa a pensare alla mia bella e nuova i-s-o-l-a,  e a lunedì prossimo e al mio debutto in una nuova vita, nuovo lavoro, nuovi orizzonti. E per distrarmi (nel frattempo mi sono documentata sulla quattordicesima che … sììì ESISTE!) ho deciso di invitarmi a cena al baretto dei Paparazzi sotto casa. Metto solo questa foto perché sempre per quella fintissima nonchalance di cui sopra, avevo lasciato il cellulare in camera ma mi sarebbe piaciuto adesso mostrarvi il risotto alla pommarola (fresca di giornata e nostrana) accompagnato da una burratina con cui vi si invita a mantecarlo: una vera prelibatezza. In più accompagnata da un calice di Rosso della Val di Cornia.

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La seconda sera è stata un inferno, rintanata nella bella e artistica cucina ho consumato cena e scazzo via cavo col fidanzato il cui investimento emotivo era – a parer mio – nettamente inferiore al mio. Miliardi di bite hanno trasportato ad altissima velocità le mie rimostranze e richieste di attenzioni e spiegazioni da Livorno a Capo Corso e ritorno.

Svegliarsi davanti al mare significa orizzonti aperti, strade ancora percorribili, significa anche poter riprendere fiato dopo una corsa alla fine della quale ti devi per forza fermare. Lo diceva giorni fa Teresa De Sio per parlare di una sua canzone, e se ci pensate è così, quando arrivi al mare l’istinto è di fermarsi, specie dopo una corsa. Lo fanno sempre nei film con gli inseguimenti.
Sul significato degli orizzonti aperti non saprei. Io nel deserto del Mohave vedevo spazi illimitati davanti a me ogni mattina e sera ma mi sentivo in catene. Ché alla fine il deserto è un mare, solo che ha perso l’acqua. Io quando guardavo Mamma Franca e suo figlio fino all’alba pur di non pensare non lo so se magari sarei stata meglio se mi fossi svegliata davanti al mare. Da allora mi sembra di aver preso veramente fiato solo poche volte, fra cui il mio soggiorno nel deserto del Mohave. Però mi sentivo come i cipressi tristi di cui parla Mario nel commento a un mio post precedente. Ero un cactus senza spine. La mattina dopo decido che non sono tagliata per la vita a due e mi sintonizzo su modalità singlelitudine be sapendo che le interferenze non tarderanno a raggiungermi.

Sonia raccontaci come è stato il tuo soggiorno a casa di Angela:
Pulizia (da 1 a 5 : 5)
Confort ( da 1 a 5 : 5)
Comunicazione con l’host (nònzo…)

 

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