L’addetto alla sicurezza è stato allertato dalla collega scrutatrice, il mio zaino bloccato, ma l’agente continuava a non capire cosa ci fosse di irregolare. Con fare lumbard’ mi guarda e mi fa: Signora, a lei la scelta: o frugo io o mi consegna l’arma lei. Il mio coltellino turco, diventato ormai una specie di portafortuna, sequestrato. Volo QR 124 per Doha, in compenso a bordo ci sono due monaci buddhisti, più un vasto assortimento di etnie del subcontinente indiano, emirati arabi, sikh, sufi e cotillon. Mezzo aereo è vuoto, e io..? Esatto. Fila 36 in fondo, e Inshallah, il posto vicino al mio parrebbe very very empty. Aspetto che terminino le procedure di imbarco, che chiudano i portelloni, che finisca la preghiera, e s-sìì! possono avere inizio le operazioni di “Individuazione del terrorista”.
Dunque vediamo… Il marcantonio della fila 13 ha un beauty case sospetto, era in fila con me al check-in di Malpensa, già la hostess di terra gli aveva fatto qualche domanda prontamente elusa dall’energumeno. Quello vicino all’uscita di sicurezza di sinistra è già la terza volta che si alza e guarda indietro, ha un bozzo sotto il gonnellone che non mi piace per niente. Il (fintissimo) businessman (giacca Burberry sopra tunica turchese) della prima classe è andato in bagno e ci sta troppo, di sicuro si sta scotchando i candellotti attorno all’addome.
Il pilota (pure acconciato stile Mardi Gras) non ha ancora iniziato a far rullare i motori che io sono esausta, mi sento addirittura la febbre, e allora per distrarmi dal pericolo Isis, indosso il braccialetto alla citronella, eucalipto e erba gatta (potrebbero esserci uova di zanzara culex, l’insetto responsabile della trasmissione dell’encefalite giapponese, di cui non ho fatto il vaccino perché all’ASL di Massa scarseggiava e ci avevano solo una dose. Speriamo quindi di non averci il “culex” di incontrarne. Ho un santo protettore contro i pitbull ma per le mosquitoes non saprei.). Capite, io non è tanto la paura di volare, quanto della mia mente che non mi molla un attimo, peggio di un pitbull.
E insomma, per finirvi, l’aereo parte in ritardo, il comandante-Sikh non si capisce una mazza di quel che dice, solo che siamo, appunto, in ritardo. Sori, ledis en gentlmen, rilax en ingioi ior flait (and nun ci scass…).
E ci molla, in balia delle nuvole, ciascuno col suo nemico…
Propaganda antiamericana anni ’70
Il palinsesto della Quatar AW era oltremodo updated, si spaziava da Il Padrino p.te terza a Harry Potter, passando per Hannah Montana, La storia infinita, un tris di documentari sulle bellezze nascoste del Qatar, e per la serie “Arnie onboard” un bel concentrato di Schwarzenegger. In compenso sul proprio schermo si poteva vedere il velivolo da tutte le angolature: da sotto , da sopra, di fianco, dal punto di vista dei passeggeri, del pilota e dell’extraterrestre di passaggio. Mentre smanetto (a vuoto) con il joystick, annunciano che il lunch è pronto, “nel totale rispetto della Islamic rule”, quindi mangio religiosamente il mio pasto, mi abbiocco, poi mi risveglio che le hostess sgambettano up and down per i corridoi e si sente un forte odore di caffè. Versato. Per terra. Il velivolo sta ballando una vivacissima samba.
Ecco che servirebbe la preghiera di poc’anzi. Mi tiro su, allaccio le cinture, e lancio occhiate ai vari componenti della cellula terroristica, che ronfano beatamente. Quindi decido di rilassarmi anch’io, and to enjoy my flight. Con un bel thriller. Di quelli da cardiopalma. Che stai col fiato sospeso dall’inizio alla fine. Che ti distrai e ti dimentichi delle tue paranoie (perché almeno al cinema c’è chi ne ha di più enormi delle tue). Dove c’è questo giovane sfigato che non se lo fila nessuno, fa un lavoro di merda, fa lo sgomberatore di case di gente morta, mentre lui ci ha questa velleità che vuole diventare uno scrittore affermato. Allora nelle ore libere, la notte, scrive e scrive e scrive, completa un manoscritto e lo manda in giro ai vari editori, che sempre gli rispondono picche. E lui si incazza e diventa violento, dà pugni alla finestra, poi si rassegna. Per completare il quadro si innamora di una bella ragazza colta e letterata che si intende di romanzi e con cui ovviamente non ha uno straccio di chance, quindi non ci prova nemmeno. Poi un bel giorno il destino gli propone il patto diabolico. Svuotando una casa, trova un diario con ricordi e immagini di guerra. Lo legge, si appassiona, capisce che è roba buona, lo copia e lo manda a un editore. E fa bingo. Da quel momento la sua vita prende colore, e di successo in successo, di menzogna in menzogna, finisce che prevale il colore del sangue e deve pagare a caro prezzo il furto dei ricordi altrui.
Un homme idéal. Si intitola così.
Ve l’ho raccontato per dirvi che… ebbene, non sono partita. Son rimasta a Cernusco S/N. Servendomi del pitbull della Giulia, ho sequestrato Lycia Colò e le ho sottratto i ricordi sotto minaccia. Ok, da Doha per il momento è tutto.
I really enjoyed your blog, but I am afraid I am somewhat (alotwhat) confused…
Hey, what’s the confusion about?
S.