Una delle cose che sempre mi ha fatto impazzire, sono i manuali di istruzioni. Una delle cose che sempre fa sentire l’americano medio in pace con se stesso (e col mondo) sono le istruzioni per l’uso.
Io per vent’anni ho cercato di vivere con un americano. Lui per vent’anni ha cercato (invano) il libretto, senza mai capire come funzionavo.
E sì che il sillogismo ormai lo conoscete, ma ogni tanto mi si accende un piccolo focolaio e la scrittura mi aiuta a tenerlo sotto controllo.
Non c’è cosa più (s)confortante che affidarsi a qualcuno che ti fa da guida, ti dice cosa fare, dove andare, come comportarti. A volte, ammetto, si perde meno tempo. Ma nei viaggi, per me, è proprio bello uscire dalla zona di confort, cannare, fare esperienze assurde, perché è proprio quell’assurdità che ti insegna e ti fa ricordare, e ti svela qualcosa che nessuna guida, umana o scritta può raccontare, spiegare (su di te, oltre che sul luogo che stai visitando).
Ma torniamo a Dunkirk, dove nel maggio del 1940
un’intera Nazione si era mossa per salvare i suoi figli intrappolati e si videro vecchi pescatori, professori e bancari, giovani studenti, nobili col monocolo all’occhio che su natanti d’ogni tipo e su yacht varcavano la Manica andando avanti ed indietro, con i soldati che gremivano lo spazio disponibile. I mezzi più grandi trainavano le barchette più piccole e così il traghettamento si concluse in pochi giorni.
“Anything that could float was sent to Dinkirk”.
Tutto quanto poteva galleggiare, era stato spedito a Dunkerque.
Se avete guardato il film di Nolan, quando i due protagonisti fanno il viaggio di ritorno in treno, uno dei due, il bellissimo Harry Styles, teme offese e insulti di ogni tipo da parte dei connazionali in attesa. Ma la propaganda ben studiata ed efficace, vera e propria comunicazione a favore del morale della patria, trasformerà la ritirata in una specie di trionfo. Proprio come si vede nella clip qua sotto:
Ovvio che è iIN ENGLISH (i primi 5 che si iscrivono ai corsi online in partenza a ottobre riceveranno in premio un anno di Sonia’s blog!).
Insomma, come spesso accade, ancora oggi, ci sono più angolature da dove osservare i fatti storici.
Vista con lente malevola l’operazione Dynamo fu un fallimento militare totale: 50,000 militari vi perirono o vennero catturati o andarono dispersi, una quantità incredibile di munizioni, carburante, veicoli militari fu abbandonata sulle spiagge, a beneficio del nemico.
Lo stesso Churchill , che più di tanto non se la riusciva a contare, dopo un’iniziale operazione propagandistica ben pianificata, dovette raccomandare cautela nell’ “attribuire all’episodio gli attributi di una vittoria”.
Insomma la ritirata gli bruciava non poco. E in un famoso discorso del 4 giugno 1940 , quello letto dal compagno di Styles sul treno del ritorno, ammise che “Wars are not won by evacuations.” Poi diede le dimissioni.
Mi riservo di indagare come le abbia in seguito ritrattate (si accettano feedback) visto che ricomparirà negli anni a venire al fianco degli americani, a tentare di tutto per prendersi la rivincita, non esitando a partire per Washington, incalzando Roosevelt a pie’ sospinto affinché mettesse da parte le pretese di De Gaulle e cercasse invece di sveltire quella che 4 anni più tardi sarà il vero D-DAY. Un altro che premeva nella stessa direzione era Stalin (va’ a pensare…).
E mentre i poeti francesi componevano messaggi in codice per le truppe al fronte, trasmessi dalle radio, la Spagna si dchiarava neutrale, i greci combattevano la loro guerra civile, mi sono chiesta noi da che parte stavamo in tutto questo?
La risposta nel prossimo post.
(Dove spiego cosa c’entrano i manuali delle istruzioni).
Follow my vlog here!